XVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
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LETTURE: Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34
Indicazioni Liturgiche
Nella Liturgia odierna scrutiamo il Cuore di Gesù che ha compassione delle folle che cercano lui e i suoi discepoli: esse sono stanche e sfinite e allora, come leggiamo nella Prima Lettura, Dio stesso si fa pastore in Gesù e si prende cura di loro. Qual è il modo con cui Dio, ieri come oggi, si prende cura delle folle? La Scrittura dice: «…si mise ad insegnare loro molto» (Mc 6,34). La sua Parola consola, illumina, libera e salva!
La folla è lì e Gesù la vede. Vedere la folla è il primo atto autentico che Egli compie in questa circostanza. Ci sono molti che dell’assedio della folla non si accorgono neanche. Hanno sviluppato uno sguardo selettivo che oltrepassa l’assedio. Potremmo fare un lungo elenco di queste persone alla ricerca di senso. Questo elenco evidenzia la via crucis della turba o potrebbe diventare la litania della cecità del nostro contesto sociale?
Gesù non solo si accorge della folla: per essa si commuove. Gesù ha un moto viscerale. La compassione di Gesù non è lacrimosa commozione, è una forte passione che muove all’indignazione e all’azione. Gesù percepisce la massa che si accalca come una moltitudine allo sbando. Sono come pecore senza pastore; chi si interessa di loro? La scelta della Prima Lettura, il “guai” di Geremia sui pastori che non si curano del gregge, instaura un nesso illuminante per i cinque versetti di Marco. Allora come adesso la sorte di intere moltitudini lascia indifferenti noi che dovremmo averla a cuore. Il brano di Marco è un pezzo forte della teologia della pecora persa. Gesù è venuto a sposare la condizione della turba, dimostra di averla a cuore, amandola con cuore di carne, amandola di un amore che salva. E lo esprime attraverso un grande gesto descritto dalle sobrie parole di Marco: «ebbe compassione, perché erano pecore senza pastore».
In questa celebrazione potrebbe essere utile valorizzare il silenzio come momento di interiorizzazione e come sperimentazione dello stare con Gesù. Il silenzio ci dispone ad accogliere e ad ascoltare. La Parola di Dio deve trasformarsi in parole di cui noi conosciamo il significato perché possa essere ascoltata e, quindi, accolto il Mistero cui essa fa riferimento. L’esigenza dell’altro deve tradursi in noi in parole perché possiamo ascoltare e accogliere il mistero (spesso attorniato dalla sofferenza) di chi ci sta accanto. Anche il nostro vissuto va espresso perché possiamo accoglierlo, perché chiediamo perdono per ciò che non va e apriamo la possibilità di miglioramento. In modo particolare si potrebbe sottolineare con il silenzio, più o meno prolungato a seconda della tipologia di assemblea, il momento che segue l’omelia e quello che segue la Comunione. Anche la Preghiera dei fedeli potrebbe essere eseguita valorizzando un po’ di silenzio da inserire tra un’intenzione e l’altra e, soprattutto, prima dell’orazione conclusiva.
PROPOSTA CANTI
Introito
– Cristo nostra pace (Cristo nostra salvezza)
– O Cristo, buon pastore (D. Bertoldi, J. P. Lécot)
– Tu, fonte viva (Rep. Naz. Canti Liturgici)
Presentazione dei doni
– Benedetto il Signore (Come figli di un unico Padre)
– Benedetto sei tu Signore (Signore è il suo nome)
– Se voi avete fame (Nella casa del Padre)
Comunione
– Il Signore è il mio pastore (G. Liberto)
– Il Signore è il mio Pastore (Benedici il Signore)
– Venite a me (Venite a me)
– Perché tu sei con me (Cerco il Tuo Volto)
Finale
– Cristo è la nostra pace (Io credo in te)
– Con te riprendiamo il cammino (Nella luce del Risorto)
– O Amore ineffabile (Cristo nostra salvezza)
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Maria delle grazie ti invoco sempre allontana i Mali e concedi alla mia famiglia salute e serenità e dai sostegno…