Manda il tuo Spirito, Signore

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Pentecoste - Tempo di preghiera
Coronamento della Maestà
La Pentecoste, Museo dell’Opera del duomo, Siena.

“Manda il tuo Spirito, o Signore,
e rinnova la faccia della terra”
Salmo 104, 30

“Lo Spirito del Signore ha riempito il mondo intero; egli che tutto unisce, conosce ogni linguaggio, alleluia” (Dal Messale Romano)

Questa realtà, annunciata dal libro della Sapienza, si è avverata in tutta la sua pienezza il giorno di Pentecoste, quando gli Apostoli e quelli che erano con loro “furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo spirito dava loro di esprimersi” (At 2,4).

La Pentecoste è la realizzazione della promessa di Gesù: “Quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16,7); è il battesimo da lui annunciato prima di salire al cielo: “sarete battezzati con lo Spirito Santo” (At 1,5); è ancora il compimento delle sue parole: “Chi ha sete venga a me e beva. Dall’intimo di chi crede in me sgorgheranno fiumi di acqua viva” (Gv 7,37-38). Commentando quest’ultimo episodio l’Evangelista nota: “Questo disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto quelli che credono in lui. Allora infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato” (Ivi 39). Non c’era in una forma piena, ma non si può pensare che egli mancasse ai giusti. Il Vangelo lo attesta di Elisabetta, di Simeone e di altri ancora. Gesù lo dichiarò degli Apostoli la vigilia della sua morte: “Voi lo conoscete, perché rimane tra voi” (Gv 14,17); di più la sera di Pasqua, apparendo agli Undici riuniti nel cenacolo “alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo””(Gv 20,22). Lo Spirito Santo è il “dono” per eccellenza, infinito come è infinito Dio; benché chi crede in Cristo lo possieda, può riceverlo e possederlo sempre più. La discesa sugli Apostoli la sera della Risurrezione attesta che tale dono ineffabile è strettamente legato al mistero pasquale; è l’estremo dono di Cristo che, essendo morto e risorto per la redenzione degli uomini, ha il diritto e il potere di conferirlo ad essi. La discesa dello Spirito nel giorno di Pentecoste rinnova e completa questo dono; essa avviene non più in forma intima e privata come la sera di Pasqua, ma in forma solenne, con manifestazioni esterne, pubbliche e sta ad indicare che il dono dello spirito non è riservato a pochi privilegiati, ma è destinato a tutti gli uomini, come per tutti Cristo è morto, risorto e asceso al cielo. Il mistero pasquale culmina così non solo nella Risurrezione e nel’Ascensione, ma anche nella Pentecoste che ne è l’atto conclusivo.

Quando gli uomini, spinti dall’orgoglio e quasi sfidando Dio, vollero costruire la famosa torre di Babele non si compresero più (Gn 11,1-9; prima lettura della Messa della vigilia). Con la discesa dello Spirito Santo accadde il contrario: non più confusione delle lingue, ma il “dono” delle lingue che permise un’intesa reciproca fra gli uomini “di ogni nazione” (At 2,5); non più separazione, ma fusione fra gente proveniente da paesi diversi. È questa l’opera fondamentale dello Spirito Santo: fare l’unità; fare di popoli e di uomini diversi un unico popolo di Dio cementato dall’amore che il Paraclito è venuto a effendore nei cuori.

A questo pensiero richiama San Paolo scrivendo ai Corinti: “Siamo battezzati tutti in uno solo Spirito per formare un solo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi; e tutti siamo stati abbeverati nel medesimo Spirito” (1Cr 12,13). Il divino Paraclito, Spirito di amore, è spirito e vincolo di unione tra i credenti, dei quali fa un unico corpo, il Corpo mistico di Cristo, la Chiesa. Quest’opera iniziata con la Pentecoste, è ordinata a rinnovare la faccia della terra, come un giorno ha rinnovato il cuore degli Apostoli, spezzando la loro mentalità ancora legata a giudaismo per lanciarli alla conquista di tutto il mondo, senza distinzioni di razza o di religione. Ciò fu agevolato in modo concreto dal dono delle lingue che permise alla Chiesa primitiva di diffondersi con maggiore rapidità. E se col tempo quel dono cessò, fu ed è tuttora sostituito da un altro non meno potente per attirare gli uomini al Vangelo e per unirli fra loro: l’amore. Il linguaggio dell’amore è capito da tutti: dotti e ignoranti, connazionali o stranieri, credenti o no. Ed è specialmente per questo che la Chiesa intera e i singoli fedeli hanno sempre bisogno che la Pentecoste si rinnovi. Benchè lo Spirito Santo sia già presente, è sempre necessario pregare: “Vieni Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli, accendi il fuoco del tuo amore” (Dal Lezionario). La Pentecoste avvenuta cinquanta giorni dopo la Pasqua non può essere considerata un episodio chiuso, ma piuttosto una realtà sempre in atto nella Chiesa. Lo Spirito Santo già presente nei credenti, proprio in forza di questa sua presenza, li rende desiderosi di riceverlo con maggiore pienezza ed egli stesso dilata i lori cuori perchè siano capaci di riceverne sempre nuove effusioni.

Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

 
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
 
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.

 
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
 
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

 
Senza la tua forza,
a è nell’uomo,
a senza colpa.
 
Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sánguina.

 
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
 
Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano,
i tuoi santi doni.

 
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

Tratto da “Intimità divina” di Padre Gabriele di Santa Maria Maddalena O.C.D

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Tempo di preghiera

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