XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
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LETTURE: 2 Re 5, 14-17; Sal 97; 2 Tm 2, 8-13; Lc 17, 11-19
Indicazioni Liturgiche
Oggi la Chiesa è tutta protesa e invitata alla missione, all’annuncio della fede con gioia e coraggio. Essa è forte della Scrittura che le è stata consegnata, utile per insegnare, convincere, correggere ed educare (Seconda Lettura), ma sa anche che la forza del seme non è sua e che il terreno non dipende da lei… allora ascolta il Maestro che la invita a pregare, insistentemente.
La preghiera occupa un posto importante nella vita di ogni cristiano e di ogni Comunità che voglia comprendersi come “Chiesa di Cristo”. S’intende, ovviamente, la “preghiera cristiana”, in quanto nasce dalla fede in Gesù Cristo e in lui trova anche il modello per rivolgerci al Padre: in questo senso è preghiera “ricevuta dal Signore”. Essa [la preghiera] ci inserisce nell’oggi di Dio, quale si è rivelato nella persona e nella vita di Gesù. Essa diventa in-vocazione, poiché situa noi e la nostra storia, personale e comunitaria, davanti a Dio e da lui attende luce e guida, attende la risposta che ci salva.
La preghiera cristiana prima che parola implorante è silenzio profondo per ascoltare e accogliere in sé la Parola di Dio. Le persone entrano in comunione ascoltandosi. Noi entriamo in comunione con Dio e ci disponiamo a fare la sua volontà ascoltandolo. Come la fede, anche la preghiera nasce dall’ascolto: è una risposta vitale, ma anche verbale. Questa assumerà varie forme: un’azione di grazie, una contemplazione piena di ammirazione, una professione di fede, una dichiarazione di impegno, una domanda. Anche la preghiera di domanda è una risposta all’invito di Cristo a «pregare sempre, senza stancarsi» (Lc 18,1). Ma qual è il significato della preghiera di domanda? Non è certamente quello di pretendere che egli faccia al nostro posto quello che dovremmo fare noi. La preghiera di domanda è riconoscere il limite della condizione umana, è constatare che la liberazione totale e la piena realizzazione di sé non dipendono unicamente dall’uomo. L’uomo non può salvare sé stesso. Manifestare a Dio “tutti” i propri bisogni e desideri è sottoporli alla sua luce, è vedere se sono legittimi o no. L’uomo è veramente ciò che domanda; le richieste gli vengono spontanee: dirle a Dio è vagliarle e purificarle.
Oggi il ruolo della Parola nella Liturgia merita, dunque, di essere particolarmente evidenziato. Come? Nella processione di ingresso: il diacono o un altro ministro recheranno l’Evangeliario (anche qui molta attenzione: non il Lezionario), che verrà intronizzato solennemente; al momento della proclamazione del Vangelo due ministranti si porranno con i ceri accesi accanto all’ambone e il libro verrà di nuovo incensato.
PROPOSTA CANTI
Introito
– Alzerò i miei occhi (Tu sarai profeta)
– Noi ti lodiamo, Signore (Nel Giorno del Signore)
-Gli occhi miei sollevo ai monti (Salmi. Turoldo)
Presentazione dei doni
– Fa’ splendere la fede (A. Ortolano)
– Benedetto il Signore (Come figli di un unico Padre)
Comunione
– Manna di luce (Cristo ieri oggi sempre)
– Gustate e vedete (Pane di vita nuova)
– Venite a me (Venite a me)
Finale
– La tua Chiesa (Cristo è risorto)
– Canterò in eterno (Cristo è risorto)
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