Carico soave e leggero

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Il mio giogo è soave - Tempo di preghiera

Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11, 29 – 30).

Il dolore spaventa!

Basta solo nominarlo per vedere irrigidire i volti di chi ti sta ascoltando.

Nessuno vuole soffrire, nessuno vuole il dolore di qualunque natura sia: fisica, spirituale. Eppure solo nel dolore e nella sofferenza si può incontrare Dio. Sembrerebbe un paradosso, eppure chi ci è passato, chi ha provato nella propria carne il dolore, comprende che ha incontrato Dio. È lì che lo sente vicino …

Gesù stesso ci insegna che nel dolore della Croce ha incontrato Dio, nell’abbandono totale alla sofferenza ha incontrato il Padre, ha incontrato la Sua misericordia che lo ha portato alla Risurrezione.

È umano sfuggire la sofferenza e il dolore, cercare la fuga per non perire … eppure è la strada che ci indica Gesù con un imperativo: “Prendi ogni giorno la tua Croce e seguimi!”

La Croce pesa, lacera la carne, provoca ferite che spesso si infettano, che ci rendono sensibili e doloranti al più piccolo movimento. Spesso il nostro dolore è talmente grande che tutti si allontano da noi, allora sperimentiamo l’abbandono e la solitudine che Gesù stesso provò, ma nel momento in cui accettiamo tutto con amore il “carico diviene leggero” scopriamo che accanto a noi c’è Cristo che porta la croce insieme a noi. Scopriamo il Suo amore provvidente, comprendiamo che Dio non carica mai i suoi figli, che sa dosare per ognuno di noi anche il dolore.

Alla fine dovremmo gioire nel dolore, non per uno strano meccanismo di masochismo, di piacere sadico, ma perché comprendiamo che dal dolore ci verrà una grande gioia: la gioia della risurrezione in Cristo.

Legati al Suo dolore, al Suo patire, possiamo giungere a comprendere l’Amore che Dio sente per ognuno di noi.

Nel momento di sconforto, di tristezza per la solitudine e per il dolore, siamo simili a Cristo solo e abbandonato …  è quello il momento in cui “assomigliamo” in tutto a Lui, è il momento in cui finalmente ci dedichiamo a seguirlo prendendo la Croce.

Nella sequela di Cristo, con il dolore trasformato in “carico soave e leggero”, diventiamo più aperti agli altri, al dolore altrui. Scopriamo che con il nostro dolore possiamo alleviare il dolore dei fratelli.

In fondo è questo che Cristo ha fatto: ha offerto al Padre se stesso, tutto se stesso per lenire il dolore del peccato dei suoi fratelli!

Quale uomo è capace di tanto?

Quale uomo è capace di donare tutto se stesso per un altro?

Quale uomo è capace di soffrire fino alla morte per la salvezza di un altro?

Il cristiano è chiamato da Cristo, in Cristo e per Cristo a ripetere il suo esempio, e solo quando avremo compreso che solo così si Ama veramente, mille sono le strade che percorreremo, mille sono le cose che faremo e ancora mille saranno le preghiere che innalzeremo, ma non assumeranno mai nessun valore se non le porremo, non le inchioderemo a quella Croce, a quella Croce che Cristo con sommo Amore, ci dona e che spesso, molto spesso, troppo spesso, cerchiamo di sfuggire con tutto noi stessi. E più la sfuggiamo più inquieti e stanchi saremo, perché solo passando dalla Croce, accettata con grande amore, si arriva alla Risurrezione.

Impariamo allora da Lui che è mite e umile di cuore e non saremo più affranti ma gioiosi, anche del dolore!


“Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).

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Tempo di preghiera

La preghiera è un cammino che ci porta verso Dio. E' un percorso impegnativo che, a volte, sembra essere superiore alle nostre forze e capacità. Ma con il Suo aiuto possiamo cercare di intraprendere questo viaggio con il sostegno della Chiesa, coi suoi Sacramenti e con i nostri fratelli. Buona preghiera.

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