Dio ha creato i deserti
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Dio ha creato i deserti affinché gli uomini possano conoscere la loro anima
Il Tempo della Quaresima è tempo di conversione e di penitenza. Tempo offerto a tutti per tornare suoi nostri passi, per riconsiderare la nostra vita, per orientarla su ciò che conta veramente. Tempo offerto per rivedere la scala dei valori che ci siamo costruiti, sulla quale, gradino dopo gradino, ci arrampichiamo. Ma dove porta?
Ogni anno ci ritroviamo a vivere questo tempo di Quaresima, tempo di conversione e di pentimento.
Sembra quasi che questo tempo lo si debba vivere solo in questo periodo e che il resto dell’anno tutto possa scorrere senza ripensamenti.
Eppure ogni giorno il Signore ci chiede di convertici, tutti i giorni della nostra vita ci chiede il pentimento dei nostri peccati.
Ma sappiamo riconoscere il peccato? Sappiamo fare un cammino di vera conversione?
Sembrerebbe di no, visto che la Chiesa tutti gli anni deve proporci questa tappa: LA QUARESIMA
Ogni anno ci ritroviamo ad attraversare il deserto, ma lo facciamo con la piena convinzione di cambiare (conversione non vuol dire altro che cambiare, tornare sui propri passi)? Prendiamo decisioni che ci portano al cambiamento? Cosa è necessario fare in questo tempo offerto a tutti?
Per prima cosa ci viene proposto il deserto: Gesù una volta che riceve il battesimo da Giovanni il Battista, viene sospinto dallo Spirito nel deserto. Siamo capaci di seguire Gesù nel deserto?
Cos’è questo deserto che ci viene proposto.
Il deserto è, nella realtà, un luogo dove non c’è altro che sabbia e cielo: una grande distesa di sabbia, dove tutto è ostile all’uomo. Caldo asfissiante, mancanza di acqua e di cibo, solitudine assoluta.
Allora se decidiamo di recarci nel deserto dobbiamo essere convinti di ritrovare l’essenzialità della vita: dobbiamo deciderci a lasciare non solo il superfluo ma, delle volte, anche il necessario se vogliamo seguire Cristo, se davvero vogliamo compiere un cammino di conversione.
Allora se decidiamo di recarci nel deserto dobbiamo essere convinti di ritrovare l’essenzialità della vita: dobbiamo deciderci a lasciare non solo il superfluo ma, delle volte, anche il necessario se vogliamo seguire Cristo, se davvero vogliamo compiere un cammino di conversione.
Nel deserto si va con poche cose, si sta soli con se stessi: la solitudine occorre per trovare ed ascoltare Dio.
Gesù prima di iniziare la missione affidatagli dal Padre, si reca nel deserto per istruirsi, per comprendere il progetto del Padre. Quante volte noi partiamo, decidiamo i nostri progetti senza interpellare il Padre, senza ascoltare la Sua Voce. Per poi lamentarci con Lui se le cose non vanno come speravamo!
Gesù è sempre in ascolto, è Maestro di ascolto.
Prima di pronunciare un discorso, prima di operare un miracolo: fa deserto, si allontana, si stacca da tutto e da tutti per entrare in intima relazione con il Padre. Solo così sa cosa fare, cosa è bene non solo per Lui ma anche per i fratelli.
Andare nel deserto è quindi necessario, indispensabile per il cristiano che vuole fare esperienza di Dio, che vuole incamminarsi seguendo le orme di Cristo.
Niente paura, perché se nel deserto ci sono le fiere feroci, ci sono anche gli angeli che corrono in soccorso, che si mettono al nostro servizio.
Nutrimento nel deserto la Parola di Dio, che sostiene, illumina e guida il cuore dell’uomo.
Andare nel deserto comporta però accettare anche di essere luce e sale per i fratelli. Uscire dal deserto dopo aver ascoltato la Parola di Dio è come scendere dal monte Tabor dopo aver assistito alla trasfigurazione di Gesù.
L’esperienza va poi comunicata: chi incontra Cristo nella sua vita, chi sperimenta le Sue Parole, non può tenerle tutte per sé, ecco la missione.
Gesù ti manda ad annunciare la Buona Novella, non con le parole ma con la tua vita.
Niente convince di più di una vita che risplende di Vangelo, che risplende di coerenza, di buoni principi. Non sbattuti in faccia, ma annunciati con molta pazienza e cortesia. Offrendo sempre un abbraccio misericordioso, un volto gioioso che non accusa ma che comprende e perdona tutto con la stessa carità di Cristo. Sembra una cosa impossibile ma a Dio, che opera nei suoi figli, nulla è impossibile se lo lasciamo fare.
Spesso tutto questo costerà sofferenza, derisione, incomprensione: nei momenti di scoramento, di delusione, di tristezza guardate Lui, il crocifisso. Cristo che si è umiliato, facendosi uomo. Che si è abbassato pur essendo il Figlio di Dio, non considerando un tesoro geloso la Sua uguaglianza con Dio. Ma anzi spogliò se stesso assumendo la condizione di servo. Arrivò a farsi crocifiggere per riscattare l’uomo, per ottenergli la vita eterna.
Nella sconfitta Gesù trae la vittoria, ciò che agli occhi del mondo appare una perdita è per Lui un guadagno: anche per noi la sconfitta diviene vittoria.
Per giungere alla conversione, alla sconfitta del peccato bisogna passare necessariamente dal Calvario: ripercorrere la stessa strada di Gesù, mettere i nostri piedi sulle orme che Lui ha lasciato sul sentiero.
Sicuramente accettare la sofferenza non è facile: nessuno vuole soffrire! Tutti noi cerchiamo vie alternative per giungere alla meta: ma è inutile! Cristo non poteva forse trovare un’altra via per riscattarci? Una via più facile, meno dolorosa? Eppure ha scelto di dare la vita per i suoi amici, perché non c’è amore più grande di questo!
Quindi guardando alla sua Croce, portandola con Lui il giogo diventa leggero e soave; il cammino si fa più agevole e comodo. Cristo infatti dice di andare a Lui quando si è affaticati e stanchi.
In questa quaresima che ormai si avvicina all’epilogo della nostra salvezza, cerchiamo di fare tesoro della Parola di Dio. Ritagliamoci dei momenti di deserto, allontaniamoci da tutto e da tutti, per riprendere il vigore, per ristorarci, e soprattutto per ascoltare la voce di Dio. Solo così possiamo tornare alla vita di tutti giorni con la consapevolezza di essere figli di Dio, costruttori del Regno di Dio. Solo così possiamo essere testimoni dell’amore di Dio, di quel amore che sa come donarsi ai fratelli senza ripensamenti o tornaconti personali.
Sia per tutti una quaresima che porti frutti di conversione duraturi, che siano un cambiamento radicale del nostro modo di vedere e sentire la fede, di vivere il cristianesimo. Non lasciamoci prendere dall’emozione del momento, da quel sentimento superficiale di commozione che non arriva fino alla profondità del nostro essere e che una volta passata, non si ricorda più. Ma sia un dardo che ferisca il cuore, che porti tutto il nostro essere a comprendere e toccare con mano il costato di Cristo risorto. Così da gridare con gli apostoli: “E’ risorto come aveva promesso!”
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Maria invoco Te e aiutami e consola con la Tua Provvidenza