Altare della reposizione del Giovedì Santo
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L’Altare della Reposizione, popolarmente e impropriamente detto Sepolcro, è il luogo in cui viene riposta e conservata l’Eucaristia dal termine della Messa in Coena Domini del Giovedì Santo fino alla Celebrazione della Passione del Signore del Venerdì Santo.
Le Sacre Specie vengono così riposte, per essere adorate fino alla mezzanotte e conservate per distribuire la Santa Comunione nella Celebrazione della Passione del giorno seguente giorno in cui non si celebra la Messa e pertanto non si può consacrare.
È tradizione che nelle chiese gli altari della reposizione siano addobbati in modo solenne, con composizioni floreali o altri simboli, in omaggio all’Eucaristia e per invitare i fedeli all’adorazione.
Attorno a quest’adorazione la pietà popolare ha manifestato in molti modo la propria sensibilità.
“Per un processo storico, non ancora del tutto chiarito nelle sue varie fasi, il luogo della reposizione è stato considerato quale «santo sepolcro»; i fedeli vi accorrevano per venerare Gesù che dopo la deposizione dalla Croce fu collocato nella tomba, dove rimase per circa quaranta ore” (Direttorio su pietà popolare e liturgia, n. 141).
Quando si parlava di santo sepolcro (e se ne parlò fino alla riforma della settimana santa attuata da Pio XII) si era soliti visitare i sepolcri.
Si facevano sette visite per riparare le tante ingiurie fatte a Gesù nei sette viaggi della sua passione.
Ricordiamoci che l’altare della reposizione non è un sepolcro!
Il Direttorio su pietà popolare e liturgia scrive: “È necessario che i fedeli siano illuminati sul senso della reposizione: compiuta con austera solennità e ordinata essenzialmente alla conservazione del Corpo del Signore per la comunione dei fedeli nell’Azione liturgica del Venerdì Santo e per Viatico degli infermi, è un invito all’adorazione, silenziosa prolungata, del mirabile Sacramento istituito in questo giorno.
Pertanto, in riferimento al luogo della reposizione, si eviti il termine di «sepolcro », e nel suo allestimento, non venga conferito ad esso l’aspetto di un luogo di sepoltura; infatti il tabernacolo non deve avere la forma di un sepolcro o di un’urna funeraria: il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso senza farne l’esposizione con l’ostensorio.
Dopo la mezzanotte del Giovedì Santo, l’adorazione si compie senza solennità, essendo già iniziato il giorno della Passione del Signore” (n. 41).
Il senso da recuperare è che la reposizione del Corpo del Signore è in funzione della sua conservazione per la comunione dei fedeli il Venerdì Santo e per il viatico degli infermi.
«In realtà la presenza eucaristica nel tabernacolo, la notte del Giovedì Santo, non è quella di un cadavere, ma il sacramento del Corpo glorificato del Signore Morto e Risorto che vive nella gloria e che noi adoriamo unendoci al suo rendimento di grazie con la partecipazione sacramentale al suo sacrificio. Vegliare dinanzi al sacramento del Corpo di Cristo e attendere la comunione ai “Doni presantificati” (il Pane Eucaristico!), meditando sulle parole del Signore come narra l’evangelista Giovanni ai capitoli 14-17, è ben altra cosa che raccogliersi intorno ad una tomba!» (Padre Sorci).
La Lettera circolare della Congregazione per il Culto divino sulla “Preparazione e celebrazione delle feste pasquali” del 1988 precisa che “la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare la sepoltura del Signore, ma per custodire il pane eucaristico per la Comunione che verrà distribuita il Venerdì della Passione del Signore» (cf n. 47).
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Interessante questo articolo! Grazie, per averlo condiviso. Buona Pasqua a tutti voi