28 Marzo: Giovedì Santo – Messa in Coena Domini – Anno A – B – C
Questo post è stato letto 1411 volte
LITURGIA DELLE ORE
GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA
LITURGIA PROPRIA
II SETTIMANA DEL SALTERIO
GIOVEDÌ SANTO
MESSA IN COENA DOMINI
Colore Liturgico Bianco
MESSA VESPERTINA
1. La Messa vespertina «Cena del Signore» si celebra nelle ore serali, valutando il momento più opportuno, con la piena partecipazione dell’intera comunità locale; i sacerdoti e i ministri vi svolgono ciascuno il proprio ufficio.
2. Tutti i sacerdoti possono concelebrare anche se in questo giorno hanno già concelebrato la Messa crismale o se, per il bene dei fedeli, devono celebrare una seconda Messa.
3. L’Ordinario del luogo potrà permettere che si celebri, nelle chiese e negli oratori in cui sia richiesto da una effettiva ragione pastorale, una seconda Messa nelle ore vespertine e, in caso di vera necessità, anche nelle ore mattutine, ma soltanto per quei fedeli che non possono partecipare in alcun modo alla Messa vespertina. Tuttavia si presti attenzione a che tali celebrazioni non siano compiute a favore di singole persone o gruppi particolari e di piccole dimensioni e che non sminuiscano l’importanza della Messa vespertina.
4. La santa comunione ai fedeli può essere distribuita soltanto durante la Messa; ai malati invece si potrà portare in qualunque ora del giorno.
5. L’altare sia ornato di fiori con quella moderazione che conviene all’indole di questo giorno. Il tabernacolo deve assolutamente essere vuoto; per la comunione del clero e del popolo si consacri in questa Messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente.
Antifona
Non ci sia per noi altro vanto
che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo.
Egli è nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (Cf. Gal 6,14)
Si dice il Gloria
Mentre si canta l’inno, si suonano le campane che, una volta terminato, non si suoneranno più fino al Gloria della Veglia Pasquale, a meno che il vescovo diocesano, secondo l’opportunità, non stabilisca diversamente.
Inoltre, durante questo stesso tempo, l’organo o altri strumenti musicali possono essere utilizzati soltanto per sostenere il canto.
Colletta
O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena
nella quale il tuo unico Figlio,
prima di consegnarsi alla morte,
affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio,
convito nuziale del suo amore,
fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero
attingiamo pienezza di carità e di vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Prescrizioni per la cena pasquale.
Dal libro dell’Èsodo
Es 12,1-8.11-14
In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto:
«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con àzzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!
In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 115 (116)
R. Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore. R.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene. R.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo. R.
Seconda Lettura
Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice,voi annunciate la morte del Signore.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 11,23–26
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
Parola di Dio
Acclamazione al Vangelo
Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Cfr. Gv 13,34)
Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!
Vangelo
Li amò sino alla fine.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 13,1-15
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Parola del Signore
LAVANDA DEI PIEDI
Una volta terminata l’omelia, dove lo consigliano motivi pastorali, si procede alla lavanda dei piedi.
Coloro che tra il popolo di Dio sono stati scelti per questo rito vengono accompagnati dai ministri alle sedie preparate in un luogo adatto. Il sacerdote (deposta, se necessario, la casula) si porta davanti a ciascuno di essi e, aiutato dai ministri, versa dell’acqua sui loro piedi e li asciuga.
Nel frattempo si cantano alcune delle seguenti antifone o altri canti adatti.
Dopo la lavanda dei piedi, il sacerdote lava e asciuga le mani, indossa di nuovo la casula e torna alla sede, da dove guida la Preghiera dei fedeli.
Non si dice il Credo.
Preghiera dei Fedeli
Giunta l’ora di passare da questo mondo al Padre il Signore Gesù ci ha lasciato il testamento del suo amore nell’umile gesto della lavanda dei piedi e nel dono supremo dell’Eucaristia. Consapevoli che il Padre ha posto tutto nelle sue mani,
rivolgiamo a lui la nostra preghiera e diciamo: O Gesù, Maestro e Signore, ascoltaci.
Per il vescovo e i presbiteri della nostra Chiesa di N., perché vivano il loro sacerdozio come servizio instancabile e donazione senza limiti a te che sei presente nei tuoi fratelli, preghiamo …
Per tutto il popolo cristiano, perchè in te che lavi i piedi agli Apostoli e sulla mensa pasquale spezzi il pane e offri il calice, sappia riconoscere i grandi segni della tua regalità e del tuo amore, preghiamo …
Per i cristiani divisi, perché questo memoriale della santa Cena faccia risuonare nel loro spirito l’ardente appello all’unità che hai innalzato nella tua preghiera sacerdotale al Padre, preghiamo …
Per gli uomini prigionieri della cupidigia e della violenza, e per tutti i commensali mancati al banchetto della fraternità, perché sentano che soprattutto per loro hai pregato e ti sei offerto al Padre come agnello innocente e mansueto, preghiamo …
Per tutti noi che condividiamo il pane del cielo alla mensa eucaristica, perché siamo disponibili a condividere i valori e i beni di questo mondo con quanti hanno fame e sete di giustizia e di misericordia, preghiamo …
Signore Gesù, in quest’ora suprema in cui ci chiami come amici a mangiare la Pasqua con te, rendici degni di essere eredi e commensali della gloria nel banchetto eterno.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Sulle offerte
Concedi a noi tuoi fedeli, o Padre,
di partecipare con viva fede ai santi misteri,
poiché, ogni volta che celebriamo questo memoriale
del sacrificio del tuo Figlio,
si compie l’opera della nostra redenzione.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona alla comunione
«Questo è il mio Corpo, che è per voi;
questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue»,
dice il Signore.
«Ogni volta che ne mangiate e ne bevete,
fate questo in memoria di me». (Cf. 1Cor 11,24-25)
Oppure:
Il Signore Gesù, sapendo che era venuta la sua ora
di passare da questo mondo al Padre,
avendo amato i suoi che erano nel mondo,
li amò fino alla fine. (Gv 13,1)
Dopo la comunione dei fedeli, se al termine della celebrazione la santa comunione è portata agli infermi, il sacerdote dalla mensa dell’altare consegna l’Eucaristia ai diaconi o agli accoliti o ad altri ministri straordinari.
Terminata la distribuzione dell’Eucaristia, si lascia sopra l’altare la pisside con le particole consacrate per la comunione del giorno seguente. Il sacerdote, stando alla sede, dice l’orazione dopo la comunione.
Dopo la comunione
Padre onnipotente,
che nella vita terrena
ci nutri alla Cena del tuo Figlio,
accoglici come tuoi commensali
al banchetto glorioso del cielo.
Per Cristo nostro Signore
Reposizione del Santissimo Sacramento
Detta l’orazione dopo la comunione, il sacerdote, stando in piedi, infonde e benedice l’incenso nel turibolo e, genuflesso, per tre volte incensa il Santissimo Sacramento. Quindi, indossato il velo omerale di colore bianco, si alza, prende la pisside e la ricopre con le estremità del velo.
Si ordina la processione con la quale il Santissimo Sacramento è portato attraverso la chiesa con torce e incenso al luogo della reposizione, preparato in una cappella della chiesa o in un’altra sua parte convenientemente ornata. Apre la processione un ministro laico con la croce tra due ceri accesi. Seguono poi altri ministri con delle candele accese. Davanti al sacerdote che porta il Santissimo Sacramento procede il turiferario con il turibolo fumigante. Intanto si canta l’inno Pange, lingua (eccetto le due ultime strofe) o un altro canto eucaristico.
Quando la processione è giunta al luogo della reposizione, il sacerdote, con l’aiuto del diacono se è necessario, depone la pisside nel tabernacolo, la cui porta rimane aperta. Quindi, infuso l’incenso, in ginocchio incensa il Santissimo Sacramento, mentre si canta il Tantum ergo sacramentum o un altro canto eucaristico. Quindi il diacono o lo stesso sacerdote chiude la porta del tabernacolo.
Dopo alcuni istanti di adorazione silenziosa, il sacerdote e i ministri, fatta la genuflessione, ritornano in sacrestia.
Al momento opportuno si spoglia l’altare e, se è possibile, si rimuovono le croci dalla chiesa. È bene che si velino le croci che rimangono in chiesa.
Coloro che hanno partecipato alla Messa vespertina «Cena del Signore» non sono tenuti alla celebrazione dei Vespri.
Tenendo conto dei luoghi e delle circostanze, si esortino i fedeli a rimanere in adorazione per un congruo tempo della notte davanti al Santissimo Sacramento riposto nel tabernacolo, a condizione che, dopo la mezzanotte, questa adorazione avvenga senza alcuna solennità.
Nelle chiese in cui il Venerdì Santo non si celebra la Passione del Signore, si concluda la Messa come di consueto e il Santissimo Sacramento sia riposto nel tabernacolo.
Questo post è stato letto 1411 volte
Maria delle Grazie ti affido la mia famiglia concedi le grazie che Tu conosci